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La moda dei pantaloni da donna: quando iniziò realmente?

I pantaloni sono un indumento che oggi è di comune utilizzo per le donne e che viene continuamente apprezzato nella moda da numerosi stilisti sia in Italia che all’estero. Ma quando veramente il pantalone iniziò ad essere un indumento accettato nella cultura e nella società per l’abbigliamento femminile?

La diffusione dei pantaloni tra il pubblico femminile comportò un cambiamento significativo; fino a quel momento le gambe dovevano essere rigorosamente nascoste e l’uso dei pantaloni era permesso alle acrobate, alle attrici e a donne di dubbia moralità. Prima erano permessi solo in spiaggia, sui campi sportivi o per le attività di tempo libero.

Negli anni ’50, i pantaloni divennero un simbolo di giovinezza e di tempo libero. Si potrebbe spiegare questo grande cambiamento indicandolo come segno della crescente libertà delle donne, ma questo non è sufficiente: in quel periodo, la parità era ancora lontana e i pantaloni non avevano un ruolo fondamentale in questo processo.

I pantaloni come vestito funzionale anche per le donne

Un argomento per spiegare questo fenomeno è di tipo funzionalista: i pantaloni erano oggettivamente più comodi e pratici, ma in realtà la moda non si può spiegare in questi termini. Lo sport ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale in questa evoluzione, perché i pantaloni permettevano alle donne di mostrare il loro corpo atletico. In questo senso, però, la danza ha avuto un ruolo molto più importante, poiché in essa danzatore, danza e abiti si fondono per creare un unico effetto.

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La storia dei cosmetici: dal 1700 sino ai nostri giorni

 

I cosmetici in passato erano considerati inutili quanto l’abbigliamento intimo, oltre che associati alla sessualità e all’erotismo.

L’insieme dei prodotti per la cosmetica viene convenzionalmente classificato in sottogruppi, considerato in funzione dei diversi ambiti applicativi dei cosmetici utilizzati. Vediamo le 4 classi di cosmetici principali:

  • Cosmetica, per la cura del corpo, viso, capelli

  • Cosmesi decorativa o trucco; in inglese Make up

  • Detergenza e igiene personale

  • Profumeria

Il loro uso è stato per lungo tempo associato alla debolezza morale, sia per gli uomini che per le donne. Dal sedicesimo al diciottesimo secolo, è stato un voga un trucco molto artificiale, con il viso sbiancato dalla cerussa e dall’ocra rossa, fino all’arrivo del Romanticismo, che rifiutò tutto ciò che era innaturale, riportando in auge il volto senza trucco. Negli Stati Uniti, più tardi, le donne continuarono ad affidarsi a creme e lozioni fatte in casa per ammorbidire la pelle e furono questi prodotti, più che il make up, a dare il via all’industria cosmetica. Helena Rubinstein e Elizabeth Arden sono state due pioniere in questo settore, agli inizi del 1900. Entrambe non vendevano i propri prodotti come simbolo della schiavitù femminile, ma come parte della libertà per cui le donne stavano lottando; Helena Rubinstein descriveva la bellezza e la giovinezza come un diritto di ogni donna e curare questi aspetti era fondamentale per favorire l’emancipazione. Nonostante ciò, i cosmetici a buon mercato tardarono a decollare, perché ancora non davano gli stessi risultati di quelli più costosi. Negli anni ’50 i trucchi ritornarono ad essere un segno di conformità, per poi negli anni ’60 tornare ad abbandonare il trucco, o perlomeno a sceglierne uno meno vistoso. Nel corso degli anni ’70 e ’80, il trucco variò sensibilmente; in generale il trucco sembra essere diventato una convezione sociale ordinaria: per le donne si tratta di un’uniforme, simile alle cravatte indossate dagli uomini, che servono più come rassicurazione sul fatto di non essersi discostate troppo dalle norme di un aspetto ragionevolmente gradevole, che come un mezzo per fare dichiarazioni o esprimere se stessi.

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